sabato 18 giugno 2011

La filosofia è il fondamento dell’educazione pag 207 es 1

Bisogna porre la filosofia come punto principale dell’educazione dei fanciulli.
Infatti per la cura del corpo gli uomini trovano due scienze, la medicina e la ginnastica, di cui una porta la salute, l’altra la forza. Per le malattie e per i turbamenti dell’anima la filosofia è l’unica cura. Infatti con questo e con quello c’è il conoscere cosa è buono e cosa turpe, cosa è giusto e cosa sbagliato, cosa insomma si può scegliere e cosa è da evitare: che rapporti bisogna avere con gli dei, coi genitori, coi vecchi, con le leggi, con gli stranieri, coi comandanti, con gli amici, con le donne, coi figli, coi servi: che bisogna che gli dei siano venerati, i genitori rispettati, i vecchi onorati, le leggi obbedite, sottoporsi ai comandanti, gli amici amati, frenarsi al cospetto delle donne, essere incline ad amare i figli, non usare violenza sui servi: massimamente, né essere oltremodo contenti nei successi né nelle disgrazie essere tristissimi, né essere fuori di sé e selvaggi nei sentimenti né essere eccessivi nei piaceri.

Il poeta Tirteo e gli Spartani pag 195 es 1

Chi dunque tra i Greci non sa che gli Spartani portarono via dalla città il comandate Tirteo, e con quello ebbero potere sui nemici, ed organizzarono la cura dei giovani? Lasciò infatti in eredità a loro delle elegie, di cui ascoltandoli istruiscono al coraggio: e tenendo in considerazione nessun altro poeta, si dedicarono tanto a lui che ordinarono qualora fossero in armi, che tutti i soldati fossero chiamati nella tenda del re per sentire i poemi di Tirteo, ritenendo che quelli avrebbero voluto morire specialmente per la patria.

Ibico e le gru pag 179 es 2

Il poeta Ibico, essendo massacrato nel sentiero da dei briganti e non essendoci né compagni né testimoni del misfatto, e avendo visto delle gru, disse: “Voi, o gru, vendicate il mio omicidio.” Dunque la città cercò gli uccisori, ma non li trovava; essendoci una tragedia nel teatro e vedendola il popolo, le gru volavano. Scoppiando a ridere, gli uccisori dicono: “Ecco i vendicatori di Ibico.” Uno tra quelli che guardavano, sentendo, riferì ai magistrati e questi li condannarono, costretti ad ammettere l’omicidio, a morte.

Stratagemma di Agatocle pag 173 es 1

Agatocle, tiranno dei Siracusani, stando per salpare verso Cartagine e volendo che i suoi soldati fossero ritenuti degni di fiducia, annunciò loro: “È lecito per coloro che vogliono salvare se stessi lasciare le navi.” Allora molti dei soldati lasciarono subito le navi. Ma Agatocle come condannò a morire tutti i codardi e gli sleali, così lodo coraggiosi quelli che non avevano lasciato le navi, e li condusse con sessanta navi in Libia. Tuttavia in seguito le bruciò, affinché i soldati, abbandonando la speranza di fuga, combattessero più coraggiosamente.
In questo modo Agatocle distrusse molte città.

Il bene più prezioso pag 169 es 5

La nobiltà è bella, ma la gloria è degli antenati. La ricchezza è onorevole, ma i bene sono del destino, che da un lato spesso toglie la ricchezza e chi la possiede, dall’altro la da a chi non spera; anche la grande ricchezza non solo è il bersaglio di chi vuole raggiungere l’obbiettivo, dei malvagi servi e dei delatori, ma lo è anche dei più malvagi. La reputazione è certamente degna di rispetto, ma è incostante. La bellezza è ambita, ma è instabile. La forza poi è ammirabile, ma è soggetta alla malattia e alla vecchiaia. In generale se qualcuno è superbo sulla forza del corpo, impari che sbaglia opinione. Tra tutti i beni in noi soltanto l’educazione è immortale e splendida. E solo due sono le cose più importanti nell’uomo, il pensiero e la parola. Da un lato il pensiero è all’origine della parola, dell’altro la parola è serva del pensiero, è incorruttibile dal destino, è irremovibile dalla calunnia, è incorruttibile dalla malattia, è illesa dalla vecchiaia.

Nessun luogo è sicuro per l’empio pag 168 es 3

Un tale, avendo ucciso un uomo, era seguito dai suoi parenti.
Essendo andato verso il fiume Nilo, venendogli incontro un lupo, colto dalla paura si arrampicò su un albero vicino al fiume, e là si nascondeva. Vedendo lì una vipera che veniva verso di lui, si gettò nel fiume; entrato in questo un coccodrillo lo mangiò.
La favola insegna che per gli esecrabili tra gli uomini non è sicuro né l’elemento della terra nè del’aria né dell’acqua.

Due valenti generali resero grande Tebe pag 168 es 2

La città dei Tebani divenne grandissima. Avendo ottenuto quali guide e strateghi? Tutti potrebbero concordare che fu quando Pelopida conduceva la schiera ed Epaminonda era stratega. Allora la città dei Tebani vinse la battaglia a Leuttra, allora invasero la terra degli Spartani che dicevano non essere saccheggiabile, per questo tempo compirono molte e belle imprese, colonizzarono la Messenia, resero indipendente l’Arcadia, erano famosi presso tutti.